Reinserimento lavorativo dopo un infortunio o una malattia professionale
Può capitare che una lavoratrice o un lavoratore, a seguito di un infortunio oppure per gli effetti di una malattia professionale, non possa più svolgere le mansioni che svolgeva originariamente.
Spesso, dopo la chiusura dell’evento da parte dell’INAIL, si sente dire: «Mi hanno dichiarato guarito, ma non riesco più a lavorare come prima».
In questi casi l’azienda, se non è in grado di offrire una mansione alternativa compatibile con le nuove condizioni del lavoratore, può trovarsi nella situazione di dover procedere a un licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
Il periodo che intercorre tra la data dell’infortunio e la guarigione clinica è normalmente coperto dall’indennità per inabilità temporanea assoluta (sostitutiva della retribuzione). Tuttavia, la “guarigione clinica” — ovvero la stabilizzazione dei postumi — non sempre coincide con un pieno recupero delle capacità psicofisiche o con il ritorno alla mansione precedente.
Inoltre, la normativa prevede la valutazione dei postumi permanenti e, se presenti, il riconoscimento di un indennizzo per danno biologico.
A causa della natura e gravità di talune lesioni permanenti, può risultare complesso — se non impossibile — reinserire il lavoratore nella stessa mansione che svolgeva prima.
In risposta a questa esigenza, la Legge di Stabilità 2015 ha attribuito all’INAIL un ruolo più incisivo per il reinserimento sociale e lavorativo delle persone che hanno subito un infortunio.
Il percorso di reinserimento può prevedere:
- l’individuazione di una mansione alternativa all’interno della stessa azienda o in un’altra, compatibile con le condizioni del lavoratore;
- oppure la facilitazione della permanenza nell’impiego originario mediante interventi quali l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’adattamento della postazione di lavoro o la riqualificazione professionale.
Anche per le aziende sono previste agevolazioni: l’INAIL può erogare contributi a fondo perduto fino a 150.000 €, un rimborso del 60% della retribuzione del lavoratore dal momento dell’adesione al progetto personalizzato, nonché il rimborso di spese urgenti sostenute a seguito dell’evento infortunistico.
Tali risorse sono certamente significative, ma non sempre le procedure trovano realizzazione: infatti, affinché il reinserimento abbia esito positivo, è necessaria la collaborazione attiva dell’azienda e del lavoratore.
Importante: non è richiesto che le lesioni siano particolarmente gravi per accedere a questi interventi. Anche lavoratori con conseguenze “leggere” ma che incontrano difficoltà nel riprendere la mansione precedente possono accedere ai percorsi di reinserimento.
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