Contributi di lavoro part-time verticale e ciclico: regole per il diritto alla pensione

  • Nov, Mar, 2025

I periodi di lavoro svolti in regime di part-time verticale o ciclico sono integralmente riconosciuti ai fini del diritto alla pensione.
In pratica, anche se il contratto prevede settimane in cui non si lavora — ad esempio nei periodi di chiusura aziendale o di fermo stagionale — queste settimane vengono conteggiate ai fini del requisito contributivo per la pensione.

Cosa significa concretamente

  • L’INPS ha chiarito che nei regimi di part-time verticale o ciclico anche le settimane “non lavorate” possono essere utili ai fini del diritto alla pensione, anche se non incidono sull’ammontare della contribuzione da versare, che rimane calcolata sulla base della retribuzione effettivamente percepita.
  • Tuttavia, se la retribuzione percepita in quel periodo non raggiunge il cosiddetto “minimale” per l’accredito dei contributi, i contributi settimanali riconoscibili saranno proporzionalmente ridotti.
  • Una precisazione importante: sono esclusi dalla disciplina i lavoratori del pubblico impiego, i quali sono già tutelati da una normativa che riconosce pienamente gli anni prestati a orario ridotto.

Cosa fare per non perdere i tuoi diritti

La normativa più favorevole è entrata in vigore dal 2021, ma si applica anche ai periodi di lavoro precedenti al 31 dicembre 2020: occorre presentare apposita domanda all’INPS.
È quindi fondamentale:

  • verificare che il periodo di part-time verticale o ciclico sia effettivamente riconosciuto nel proprio estratto contributivo;
  • presentare la domanda presso l’INPS, se necessario;
  • informarsi e farsi assistere da un consulente qualificato per evitare che il diritto venga vanificato per mancanza di adempimenti o per non aver raggiunto il minimale contributivo.

Se hai avuto periodi di lavoro in regime di part-time verticale o ciclico e vuoi verificare come questi incidano sul tuo diritto alla pensione, il Patronato LABOR è al tuo fianco.
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